mercoledì 15 dicembre 2010

sentenza comasa fa' il giro d'italia.

CENTRALE BIOMASSE, NO ALL'AQUILA ANCHE PER PRECEDENTE NEGATIVO

di Elisa Marulli
L'AQUILA - Continuano le polemiche sulla centrale a biomasse che dovrà essere costruita a Monticchio (L'Aquila).
Ora spunta anche un precedente storico: una centrale, dello stesso tipo di quella che dovrà essere realizzata dalla Ma&d Power Engineering Spa, è stata chiusa lo scorso luglio a Casalnuovo, in provincia di Napoli, perché fortemente inquinante.
A segnalare il caso di questo impianto, Isaia Bonanni, che si definisce “un semplice cittadino aquilano che tiene alla salute dei propri figli".
"Non si può costruire un impianto del genere - afferma - a pochi passi dai centri abitati di Monticchio, Bazzano e Paganica, soprattutto dopo quello che è successo a Casalnuovo”.
Nonostante il parere negativo da parte della Asl locale, nel 2006 la centrale di Casalnuovo ha l’approvazione della Giunta regionale della Campania e nel 2009 è entrata in funzione.
L’attività dell’impianto, posizionato a ridosso del centro abitato, ha iniziato a insospettire gli abitanti di Casalnuovo, che lamentavano un olezzo insopportabile proveniente dalla zona della centrale. Il sospetto era che nell’impianto non si bruciasse solo legno vergine, ma anche altri tipi di rifiuti.
Le lamentele dei cittadini e l’aumento di malattie respiratorie e tumori verificatosi tra i residenti avevano spinto lo scorso giugno il sindaco di Casalnuovo, Antonio Peluso, a richiedere una perizia tecnica sull’impianto.
Nello studio, condotto dall’ingegner Vincenzo Caprioli, si evidenzia la pericolosità dell’impianto: “la concentrazione di polveri sottili e nano particelle sprigionate nell’aria - si legge nel documento - dannosissime per la salute umana, animale e vegetale, aumenterebbe a dismisura intorno all’impianto”.
Nelle conclusioni, l’ingegnere sarcasticamente afferma che “l’autorizzazione regionale avrebbe ragion d’essere in pieno deserto lontana centinaia di chilometri dalla prima tenda di beduini”.
Letta questa analisi, il Comune di Castelnuovo ha convocato un Consiglio comunale monotematico sulle problematiche ambientali del territorio, e ha ordinato lo spegnimento dell’inceneritore.
A nulla è servito il ricorso fatto dalla società che gestiva l’impianto. Il Tar lo ha respinto “vista l’ampia motivazione del provvedimento impugnato che descrive una situazione allarmante”.

 

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